Inter, Acerbi: "Mi sono sentito usato da Spalletti. Finale con il PSG? Siamo arrivati scarichi, ma basta con lo shock"

Inter, Acerbi: "Mi sono sentito usato da Spalletti. Finale con il PSG? Siamo arrivati scarichi, ma basta con lo shock"

2025-09-24 14:45:00 Avrebbe del clamoroso, e quindi prendiamo con le pinze l’ultima notizia di Calciomercato.com:

Francesco Acerbi, in collegamento con gli studi di Sky Sport, si è raccontato in occasione dell’uscita del suo libro “Io, guerriero”.

Il difensore ha spaziato su diversi temi: alla malattia, alla semifinale con il Barcellona, fino alla finale con il PSG e alla questione relativa al rapporto con la Nazionale e con l’ex CT Luciano Spalletti.

RINASCITA

“Dopo la malattia per me c’è stata un po’ una rinascita calcistica. Ho avuto un periodo non facile, da lì è iniziato un percorso personale e ho cercato, cerco e lo farò fin quando giocherò, di tirar fuori più soddisfazioni possibili. Col Barcellona è stata la serata più bella, nonostante come sia andata poi. Dopo la malattia è venuto tutto da sé: sono quelle cose che arrivano da sole, le accetti perché sono positive e la strada si fa in discesa.  Vado a letto presto, non bevo un goccio di vino e non stacco la spina, ma l’importante è sapere nella tua testa quello che vuoi. Naturalmente il resto fa bene, quello che senti dentro e la motivazione di ogni giorno, senza cercare alibi, fa la differenza. Gli alibi ti portano in un vortice che non va bene. Bisogna sempre cercare di migliorarsi”.

IL GOAL CONTRO IL BARCELLONA

“Come nasce l’azione? Non ricordo neanche di aver detto qualcosa a Darmian, ma sarà successo. Non ero neanche incavolato dopo il 2-3 di Raphinha, loro erano fortissimi e noi nel secondo tempo non avevamo neanche calciato in porta. Mi sono detto ‘vado, tanto 2-3 o 2-4 non cambia niente’. Volevo essere lì se fosse arrivata la palla e sono riuscito a far gol. E’ stata un’emozione bella, avevamo voglia di andare in finale. E’ stata una serata indimenticabile”.

L’EPISODIO DELLA SCARPA BUCATA

“Ho fatto il buco perché avevo l’unghia nera per pestoni e correvo male. Se corri male, rischi di farti male. Allora ho pensato di fare il buco e per quello ho deciso di portarlo avanti. L’ho fatto a novembre, per la partita col Verona, da lì l’ho portata avanti. Importante fosse comoda la scarpa, non bella. Tanti fanno il buco sul tallone perché magari hanno vesciche, io l’ho fatto davanti”.

LA FINALE CONTRO IL PSG

“Dopo la partita ci siam guardati e non eravamo neanche incavolati. La partita era finita subito, non era nemmeno iniziata. Avevamo avuto il campionato in ballo fino alla partita di Como, per cui abbiamo sprecato tante energie mentali. Ci siamo poi caricati tanto sulle spalle il peso della partita, avendo battuto Bayern e Barcellona. Ti dici ‘qua la vinci’, tante persone ci davano per favoriti. Avevamo questa pressione, oltra alla stanchezza: siamo arrivati già scarichi. Contro un PSG preparato, forte e che ha fatto la partita perfetta, non c’è niente da fare. Abbiamo perso giustamente, non eravamo al 100%”.

LA NAZIONALE E IL RAPPORTO CON SPALLETTI

“Ho solo detto quello che è successo, senza far polemica. Non sono andato all’Europeo per operarmi, e ho fatto bene, non ho ricevuto neanche una telefonata. Io non mi aspetto nulla da nessuno. Spalletti è l’allenatore, viene pagato per decidere chi chiamare e far giocare: se non sono in lista, amen. Fece dichiarazioni non bellissime che in pubblico secondo me un allenatore non deve mai fare. Mi ha chiamato una mattina, mi ha chiesto quasi scusa di quello che era capitato, facendomi capire che avrei giocato solo con la Norvegia e basta, senza considerarmi per il mondiale. Io a 37 anni sarei andato in nazionale solo per una partita, mi sono sentito usato. Non so chi avrebbe accettato al mio posto di giocare solo una partita. Non sono Messi, non sono Pelé, non sono nessuno.

Un ritorno? Io vivo per il calcio e ho sempre detto che finché giocherò risponderò di sì alla nazionale. Ora decide Gattuso, non è un problema. Se decide di chiamarmi, io sono pronto. Speriamo di andare al Mondiale. Abbiamo una grandissima possibilità di farcela”.


LA RIPARTENZA CON CHIVU

“Basta con lo shock della finale, siamo grandi e vaccinati. Abbiamo avuto 3-4 mesi per pensarci, ma bisogna resettare e andare avanti. Chivu si vede che ha giocato in gruppi forti, ha vinto ed è preparato. Gli allenamenti sono diversi da quelli di Inzaghi, belli intensi. E’ una brava persona, ha ottime idee. Mi ha molto stupito in positivo. Sa cosa vuol dire vincere, cosa vuol dire perdere per un giocatore e cosa pensiamo. Sa cosa vuol dire stare in un contesto importante, è una persona molto intelligente”.



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