TS – Napoli campione d’estate, il limite Juve e la mancanza di Allegri
2025-09-02 08:56:00 Flash news da Tuttosport:
Il Napoli ha vinto lo scudetto del mercato e sarà dura (dura, non impossibile) strappargli quello vero, di scudetto. Sì, la Juventus si è costruita un attacco ragguardevole e il Milan si è preso Rabiot (uno che in Italia può fare la differenza), ma ai bianconeri restano i limiti del centrocampo e ad Allegri la mancanza di centravanti di livello. E, soprattutto, la squadra più attrezzata per competere con il Napoli, cioè l’Inter, ha portato avanti un mercato strano, prendendo ottimi giocatori come Diouf e Sucic, sistemando il punto debole dell’anno scorso, cioè le alternative in attacco, ora credibili con Esposito e Bonny, ma lasciando un forte senso di incompiutezza. Manca l’attaccante che salta l’uomo, dopo la rinuncia a Lookman (e prima a Nico Paz); mentre Akanji, arrivato all’ultimo, è costato il sacrificio di Pavard, così sul reparto difensivo aleggiano i dubbi di prima. Insomma, salta agli occhi la differenza con la campagna acquisti orchestrata da Giovanni Manna, che ha tessuto fin dalla primavera il colpo De Bruyne (utile non solo tecnicamente, ma anche per dare una scossa a un ambiente che tende ad allentare la tensione dopo i successi), ha sistemato chirurgicamente alcune carenze (Elmas, Milinkovic–Savic), ha scommesso su Lucca e, colpito dalla tegolata dell’infortunio di Lukaku, ha fulmineamente reagito, prendendosi Hojlund. Che gli vuoi dire? Bravo.
I colpi Juve
Difficile giudicare il mercato dell’Atalanta, che ha sacrificato per i soldi arabi il capocannoniere Retegui e poi ha trasformato la trattativa Lookman in un’interessante questione di principio, trattenendolo di fronte a una manciata di milioni di differenza tra domanda e offerta. Il modo con cui verrà reintegrato in squadra inciderà – a posteriori – sulla valutazione della campagna dei Percassi che oltre a scommettere su Krstovic, hanno completato la trasformazione dell’Atalanta in grande club. C’era una volta una società che cresceva i talenti per venderli a Juve, Milan e Inter, oggi c’è una squadra che, dopo aver negato un giocatore all’Inter, gliene compra uno per 17 milioni, Zalewski, e ne prende uno dal Milan, Musah, per 24 (qualora lo riscattasse), il ribaltamento dei ruoli certifica i nuovi confini della mappa del calcio italiano. Zhegrova e Openda, che la Juventus ha preso in meno di dodici ore, sono fuochi d’artificio che illuminano l’ultima notte del mercato bianconero, lungo e sofferto. Potenzialmente sono giocatori che consentono un salto di qualità enorme per l’attacco, andandosi a unire a David e anche Vlahovic, che nella sostanza è un acquisto. La recente esperienza con Douglas Luiz e Koopmeiners suggerisce prudenza negli slanci di ottimismo da queste parti e il problema della Juventus, comunque, rimangono la qualità tecnica del centrocampo e una certa carenza sulle fasce, dove Tudor sta riciclando un po’ tutti e l’unico campione è Cambiaso. Dopodiché, lo stesso Tudor non può lamentarsi della rosa bianconera, che è più forte di quella dell’anno scorso ed è stata costruita con logica e razionalità, confermando chi non si poteva sostituire con qualcuno di più forte, e consolidando, così, il gruppo. È stato fatto un ottimo lavoro, insomma, e se, nelle ultime concitate ore, fosse arrivato anche un terzino sarebbe stato perfetto.
Torino, Fiorentina e Bologna
Così come un centrale difensivo affidabile avrebbe spostato il giudizio sul mercato del Torino, coperta che, per l’ennesima volta, risulta corta: sta al caldo l’attacco, tiepido il centrocampo, freddina la difesa, dove la continuità atletica di Ismajli è una scommessa, Israel è un’incognita e il resto una certezza, ma non certo esaltante. Pesa nella valutazione anche la sterzata tattica di metà estate, che ha ribaltato le priorità di mercato, dando l’impressione di una pianificazione forse un po’ affrettata o non sufficientemente ragionata. Il 5-0 di San Siro, infine, avrebbe dovuto innescare decisioni più reattive. Di per sé, nomi come Simeone e Asllani suonano bene, ma se si vuole capire la pesante contestazione di domenica bisogna guardare alla filosofia della campagna acquisti granata, ancora una volta orfana dello sforzo in più, della volontà di provare un salto di qualità. È quello che sta soffocando la speranza del popolo granata e alimentandone la rabbia. La Fiorentina ha lavorato, bene, sull’aumento della quantità della rosa, senza dover affrontare troppi compromessi sulla qualità. Mentre il Bologna pare un pelo più debole dell’anno scorso e suonano strani certi nomi poco sartoriani. Ma la verità è che il campionato italiano ha importato una quantità di giocatori stranieri che necessitano di essere scoperti, perché non esattamente noti. Il fatto che si debba googolare più della metà dei nuovi acquisti stranieri della Serie A è una nitida fotografia di quello che siamo diventati: una lega che cresce i talenti per rivenderli o, nella migliore delle ipotesi, tenerseli un po’ per avere competitività alta e costi bassi. I campioni veri, quelli fatti e finiti, non ce li possiamo più permettere, se non quelli che vengono prepensionati dalle leghe più ricche. È amaro ammetterlo, ma possiamo comunque consolarci con un campionato che dovrebbe essere di nuovo appassionante. Senza grandi attori ci si arrangia con la trama, De Laurentiis lo sa benissimo.
