Tuttosport – “Spalletti, mi dispiace solo una cosa. Tudor niente empatia e convinzione”
2025-11-04 11:45:00 Non lascia di certo indifferenti l’ultima news di Tuttosport:
“Mi piacerebbe diventare responsabile della parte sportiva di una società“. Così Gianluigi Buffon, attuale capo delegazione dell’Italia, in merito al suo futuro nel mondo del calcio. Ospite del podcast Viva el Futbol con Lele Adani, Nicola Ventola e Antonio Cassano, l’ex portiere ha ammesso che non chiuderebbe le porte a eventuali proposte al di fuori della Nazionale italiana e della Juventus: “Non precludo niente perché se voglio fare il professionista non posso fare preclusioni, a meno che non sia una scelta che vada in contrasto totale con quelli che sono i miei valori e il mio passato. Se vuoi essere professionista e lavorare è giusto che tu prenda in considerazione qualsiasi impegno“, ha spiegato.
Ripartire dopo l’ultimo Europeo
Dopo il deludente Europeo del 2024, con l’Italia eliminata dalla Svizzera agli ottavi, Buffon ha scelto di rimanere: “C’erano dei dubbi che nutrivo come normale che sia dopo una delusione. La forza della squadra innanzitutto mi ha convinto: abbiamo ragazzi di grande valore. Poi in un momento di grande confusione abbiamo avuto la forza di dimostrare che abbiamo una indipendenza per fare delle scelte che all’inizio possono andare in controcorrente o che possono essere viste in maniera storta. Questo è il modo migliore per fare calcio, poi non è detto che uno faccia le scelte migliori, ma magari le più giuste“, ha detto in merito alle motivazioni che lo hanno spinto a non lasciare. Sul suo ruolo: “Non sono il classico capo delegazione come Riva o Vialli, ho qualche mansione di campo in più: in 30 anni mi sono portato dietro qualcosa di utile per una società o una Nazionale di un certo livello“.
La scelta di Gattuso
Buffon ha raccontato alcuni retroscena che hanno portato all’approdo di Gennaro Gattuso sulla panchina azzurra: “Una scelta spontanea, istintiva. Ranieri, quando sembrava dovesse venire, ha fatto valutazioni secondo me anche giuste sulla sua vita, sul suo passato, presente e futuro e non se l’è sentita di aderire al progetto. Allora c’erano 4-5 nomi. In certi momenti al di là del nome e del curriculum, se uno ha una certa sensibilità e capisce il gruppo con il quale lavora, allora sa che ci sono allenatori non migliori o peggiori, ma più funzionali ad una certa squadra. Al Presidente è piaciuta subito questa idea e sono convinto che sia stata la scelta più giusta, ma non significa aver risolto tutti i problemi“. Sulla gara con la Norvegia: “Potrà valere poco per la classifica ma vale tanto per avere autorità nell’andare a prenderci quello che vogliamo a marzo“.
