“Avevamo bisogno di un genio come lui”: come Socrates ha trasformato il Corinthians in una democrazia | Estero

2025-06-09 19:14:00 Calciomercato.com riporta quanto segue:
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Rebel United ricorda quei giocatori che hanno preferito andare controcorrente: 2° episodio con Socrates, la mente dietro la Democracia Corinthiana.
Socrates, il nome di un filosofo greco per uno dei più grandi ribelli del calcio della storia. Socrate, il greco, inventò tra le altre cose il metodo filosofico del dialogo; Socrates, il brasiliano, influenzò la politicizzazione del calcio come nessun altro e trasformò il suo club in una democrazia.
L’ELOGIO DI PELÉ – Socrates fu il direttore d’orchestra del gioco del Corinthians e del Brasile negli anni ’80. Pelé disse una volta che Socrates giocava meglio all’indietro di quanto la maggior parte dei calciatori faccia in avanti.
Pantaloni blu, maglia gialla, fascia bianca sulla fronte, pugno alzato in segno di esultanza, capelli arruffati e barba come quella del rivoluzionario latinoamericano Che Guevara: così il mondo del calcio conobbe Socrates durante i Mondiali del 1982 e del 1986.
LA NASCITA DELLA DEMOCRACIA CORINTHIANA – All’inizio del 1982, al Corinthians, Waldemar Pires fu eletto nuovo presidente. Nominò il sociologo Adilson Monteiro Alves direttore sportivo. Insieme lasciarono ai giocatori una totale libertà di espressione. Socrates e i suoi compagni crearono delle strutture democratiche di base al Corinthians. Giocatori, allenatori e dirigenti votavano a maggioranza su tutte le decisioni importanti e meno importanti. Sui nuovi acquisti, sui licenziamenti, sulle formazioni. Ma anche sugli orari degli allenamenti e sul menu. Allo stesso tempo furono allentate le regole della cosiddetta concentração, nella quale i giocatori venivano rinchiusi in un hotel prima delle partite.
Il concetto era chiamato “Democracia Corinthiana“. Sulle maglie, il Corinthians criticava la dittatura militare al potere in Brasile dal 1964 con vari slogan come “Elezioni dirette adesso”, oppure “Voglio eleggere il presidente”. Lo stesso Socrates amava indossare fasce bianche con messaggi speciali: “La gente ha bisogno di giustizia”, “Sì all’amore, no al terrore”, “No alla violenza”.
UN GENIO COME LUI – Tutto questo impegno valse assolutamente la pena. Nel 1982 e nel 1983 il Corinthians vinse il prestigioso campionato dello Stato di San Paolo e la società mancò per pochissimo il primo titolo nazionale della propria storia. Lo stesso Socrates fu eletto calciatore sudamericano dell’anno nel 1983.
“Il successo del nostro movimento aveva molte ragioni, ma Socrates era una delle più importanti – disse in seguito al Guardian il suo compagno di lotta Casagrande – Avevamo bisogno di un genio come lui, qualcuno che fosse politicamente intelligente e ammirato. Era il nostro scudo protettivo. Senza di lui, la Democracia Corinthiana non sarebbe potuta esistere”. Il movimento fiorì rapidamente, ma svanì altrettanto rapidamente. Socrates si trasferì quindi in Italia, alla Fiorentina. Quando l’anno successivo si profilò la fine della dittatura, tornò in Brasile, prima al Flamengo e poi al Santos.
LA MORTE NEL 2011- Ai Mondiali del 1986, Socrates fece la sua ultima grande apparizione sulla scena internazionale. Il Brasile fu eliminato ai quarti di finale ai rigori dalla Francia e il doutor sbagliò dal dischetto. Nel 1989 terminò la carriera calcistica e iniziò a lavorare come pediatra. Morì nel 2011 all’età di soli 57 anni, segnato anche dall’eccessivo consumo di alcol e nicotina. “Il Brasile ha perso uno dei suoi figli più amati – ha detto l’allora presidente brasiliana Dilma Rousseff dopo la sua morte – In campo era un genio. Fuori dal campo era politicamente attivo, preoccupato per il suo popolo e il suo Paese”. Ma questa non è tutta la verità: perché non era politicamente attivo e preoccupato per il suo popolo e il suo Paese solo fuori dal campo, ma anche dentro.
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