Dal sogno Triplete all’incubo Zero Tituli: la profezia di Mourinho rischia di ribaltarsi sull’Inter di Inzaghi | Primapagina

Dal sogno Triplete all’incubo Zero Tituli: la profezia di Mourinho rischia di ribaltarsi sull’Inter di Inzaghi | Primapagina

2025-04-24 18:00:00 Lettori di JustCalcio.com, vi riportiamo in versione integrare l’ultima notizia di Calciomercato.com:

Getty e Calciomercato.com


  • Massimo Callegari

    Massimo Callegari

Rieccoci, una settimana dopo quel “Tutto o Niente” che sintetizzava (è questa l’essenza di un titolo) il senso dell’ultimo mese dell’Inter. Oltre allo strillo oggi c’è di più, dopo il doppio capitombolo Bologna-derby che può abbattere psicologicamente un gruppo già al limite della tenuta fisica. Ho il dovere (e il piacere) di essere coerente con quanto detto e scritto nelle settimane scorse: Inzaghi ha fatto bene a puntare all’en plein, questa è la mentalità dei vincenti. Viste le deludenti prestazioni delle seconde linee, si può anzi aggiungere che lo ha fatto mettendosi in gioco in prima persona, con il coraggio dell’ambizione e forse addirittura con un po’ di incoscienza. Il razionale Inzaghi, che studia il turnover con la precisione di un tecnico di laboratorio, si è fatto attrarre dal Sacro Graal ben più del passionale Conte, che a inizio dicembre aveva cambiato tutta la squadra negli ottavi di Coppa Italia contro la Lazio, con diversi giocatori in ruoli sperimentali, abbandonando di fatto uno dei due obiettivi stagionali.
Dopo aver visto da vicino il tracollo nel derby, fatico a individuarne il motivo principale tra quello fisico, mentale e tecnico, inteso nell’apporto (molto) limitato di Taremi, Correa e Asllani. Al condottiero nerazzurro va dato il merito di non aver buttato nessuno giù dalla torre, nemmeno dopo le prestazioni più sconcertanti. Bisseck, dopo l’errore nella fatal Bologna, ha ripagato la fiducia con 90’ di alto livello, reggendo l’uno contro uno con Leao con grande personalità. Altri non sono stati altrettanto produttivi. A differenza di Conte, spesso propenso ad accaparrarsi l’esclusiva dei meriti, Inzaghi ha sempre condiviso con la società gioie e dolori. Sa che Correa è stata una sua scelta e sa di averla difesa oltre ogni ragionevole evidenza, anche rinunciando a un’alternativa potenzialmente migliore a gennaio. E allo stesso tempo ha accettato il rendimento insufficiente di Taremi, che pure al Porto nel triennio 20-23 aveva avuto una media di 26 gol e 16 assist (media stagionale, avete letto bene). E di Asllani, mai convincente fino in fondo e sempre più lontano dalle grazie dei suoi tifosi. Che poi si sa, quando San Siro inizia a mormorare, la strada per riconquistare la fiducia diventa così ripida che arrancherebbe anche questo Pogacar.
Nessun club ha due squadre, nemmeno City e Real Madrid. E tutte hanno calciatori insostituibili. Guardiola ha impiegato mesi a riallestire una struttura solida dopo il ko di Rodri, Ancelotti sta ancora cercando il nuovo Kroos e rimpiange ogni giorno il sottovalutato Carvajal. Al di là di una fisiologica imperfezione, però, la rosa dell’Inter ha due limiti chiari: l’assenza di uno/due dribblatori e di un altro attaccante che garantisca la profondità, non proprio come sa fare Thuram (quasi unico nel suo genere) ma almeno avvicinandone le caratteristiche. Difetti che sono stati oscurati da un gioco armonioso, curato,  accurato e pure dispendioso, fatto di continui scambi di posizione e movimenti senza palla. Come spesso accade, il conto si presenta tutto in una volta, quasi all’improvviso. E potrebbe accelerare il restyling della squadra (“ma non sarà una rivoluzione”) preannunciato dal presidente Marotta nel prepartita e iniziato con l’acquisto del croato Sucic. Il Triplete era un sogno, una stagione da Zero Tituli un incubo che si staglia all’orizzonte di un calendario proibitivo. Che potrebbe ribaltare proprio sull’Inter la profezia che José Mourinho scagliò furiosamente sui rivali.



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