Gazzetta – Il Napoli di Gallardo: modulo, calciatori, vittorie, come giocaa

Gazzetta – Il Napoli di Gallardo: modulo, calciatori, vittorie, come giocaa

2023-10-11 13:56:30 Continuano i commenti sui social network a seguito dell’ultima notizia riportata dalla rosea:

Col River Plate ha vinto tutto, da giocatore prima e da allenatore poi. Tanto che davanti al Monumental è stata costruita una statua in suo onore. Ma non è finita qui…

Adriano Seu

Fermo da un anno esatto dopo la gloriosa esperienza al River Plate, di cui è diventato il tecnico più vincente della storia, l’argentino Marcelo Gallardo aspetta l’occasione giusta per rimettersi in gioco. L’obiettivo, dopo aver segnato un’epoca in Sud America con il suo River dei miracoli tra 2014 e il 2022, è conquistare anche l’Europa. Ma senza scendere a compromessi. Davanti al Monumental, il tempio dei “millonarios”, troneggia una sua statua di bronzo di 7 metri per 6,5 tonnellate, omaggio a chi ha raggiunto l’olimpo degli idoli riverplatensi come Angel Labruna e Ramon Diaz. 

COSA HA VINTO

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Che quello di Gallardo fosse un dna vincente anche nelle vesti di allenatore lo si è intuito alla sua prima esperienza sulla panchina del Nacional Montevideo, dove ha conquistato il titolo al primo colpo. Poi il River Plate, dove ha vinto praticamente tutto replicando quanto già fatto da giocatore. Negli otto anni e mezzo in cui è rimasto alla guida dei “millonarios”, Gallardo ha raccolto la bellezza di 14 titoli, comprese due coppe Libertadores. Sommando i trofei conquistati da giocatore, è la persona più titolata nella storia del club al pari di Labruna, nonché l’artefice del trionfo più iconico in assoluto, quello nel Superclasico del 2018 a Madrid valso la quarta Libertadores nella bacheca riverplatense. Gallaro è stato l’unico capace di salire sul tetto del continente con il River sia da giocatore che da allenatore, oltre ad aver firmato una serie innumerevole di record, dalla miglior striscia di risultati positivi (32) ai tre premi consecutivi come miglior allenatore del continente. Con lui in panchina, il River Plate ha semplicemente dominato la scena continentale per quasi due lustri. L’unico neo? Aver vinto solo un campionato. 

I MODULI

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La caratteristica principale di Gallardo è il trasformismo, perché non esiste un solo modulo di riferimento. L’unico credo dell’argentino è il controllo, il dominio del pallone, che può essere ottenuto in diversi modi e con diverse strategie. La predilezione per la difesa a quattro (senza escludere di tanto in tanto quella a tre), si traduce spesso in un 4-1-2-1-2 o in un 4-1-3-2, moduli che tuttavia variano in base alla fase di gioco. A prescindere dai moduli, che Gallardo ama imporre anche al vivaio per favorire il percorso d’inserimento in prima squadra, l’argentino fa leva soprattutto su concetti come ritmo, intensità, pressing (furibondo) e recupero immediato del pallone. Stilisticamente non ha mai fatto mistero di essere un seguace di Bielsa, insistendo sulla costruzione dal basso e sul ruolo centrale dei terzini, spesso trasformati in attaccanti aggiunti. Il giro palla deve sempre essere più rapido possibile e finalizzato alla verticalizzazione. In poche parole, Gallardo pretende una squadra protagonista che imponga il proprio gioco. 

GIOCATORI SIMBOLO

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Negli otto anni e mezzo alla guida del River Plate sono stati tanti i giocatori lanciati da Gallardo, rivelatosi uno specialista nel plasmare talenti del vivaio e nel rigenerare di anno in anno una rosa sistematicamente privata dei suoi pezzi più pregiati. Durante il ciclo Gallardo, il River ha piazzato ben 38 giocatori in prima divisione, molti dei quali venduti a peso doro in Europa. Gli ultimi in ordine di tempo sono stati Julian Alvarez, oggi gioiello del Manchester City che Gallardo lanciò nella storica finale di Libertadores vinta a Madrid contro il Boca Juniors, ed Enzo Fernandez, ceduto al Benfica prima di passare al Chelsea per 70 milioni. Ma la lista è lunghissima e comprende Alario, Borré, De La Cruz, i fratelli Funes Mori, Palacios, Montiel, Pezzella, Martinez Quarta e Giovanni Simeone. Tra i simboli del suo River, anche l’ex “italiano” Lucas Pratto e l’inossidabile Enzo Perez. 

GESTIONE DELLO SPOGLIATOIO

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Uno dei principali punti di forza di Gallardo è stato senza dubbio la gestione dello spogliatoio. Per la capacità di mantenere unito il gruppo, l’argentino è stato più volte paragonato a Zidane e ad Ancelotti, due specialisti in materia a cui è stata unanimemente riconosciuta una particolare dote di leadership, soprattutto in gruppi pieni di prime donne e nomi illustri. Le polemiche interne e i cortocircuiti nello spogliatoio riverplatense si sono contati con le dita di una mano nei suoi otto e passa anni di gestione, gli stessi che hanno visto passare giocatori dalla forte personalità come Cavenaghi, Maidana, Pisculichi, Quintero, D’Alessandro e tanti altri. In Gallardo si mescolano perfettamente il rigore del tecnico che pretende sempre il massimo senza accettare un momento di relax e l’empatia del leader che è in grado di comprendere e motivare allo stesso tempo. Quello del River, durante il ciclo Gallardo, è sempre apparso come uno spogliatoio unito, compatto ed ermetico, indifferente alle sollecitazioni esterne. L’appellativo di Napoleone, appioppatogli da un giornalista, la dice lunga sulle doti di leadership innate e riassunte da un celebre paragone dell’allora presidente Rodolfo D’Onofrio. “Come Napoleone, Gallardo convince le sue truppe della strategia di combattimento da seguire. Una volta in campo, i giocatori lo seguono con convinzione e devozione” 

FRASI CELEBRI

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Le capacità comunicative di Gallardo sono state un altro punto di forza nella sua epoca “millonaria”. Molte delle sue frasi, tanto durante le conferenze stampa come le interviste, sono divenute slogan rilanciati dallo stesso club nelle reti sociali piuttosto che striscioni esposti al Monumental. Una delle frasi più iconiche Gallardo la regalò il giorno della presentazione ufficiale al River per rispondere agli scettici che sottolineavano il rischio di raccogliere l’eredità di un mostro sacro come Ramon Diaz. “Credo di essere nato per affrontare grandi sfide”, disse allora mostrando il petto. Il resto è storia recente e, soprattutto, vincente.





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