Gazzetta – Inter, sarà piazza pulita. Correa, la difesa in bilico e Lukaku: tanti vicini all’addio

Gazzetta – Inter, sarà piazza pulita. Correa, la difesa in bilico e Lukaku: tanti vicini all’addio

2023-01-27 01:09:15Non ci risulta al momento nessuna smentita a riguardo dell’ultima notizia pubblicata dalla GdS:

I nerazzurri pronti a una rivoluzione nella rosa: Dumfries alla porta, il belga deve fare di più e si aspetta subito l’offerta del Psg per Skriniar

Filippo Conticello

C’è tutta un’Inter da… rifare. Da ricostruire, un po’ per necessità e un po’ per scelta. Il movimento è già partito, indipendentemente da come finirà questa stagione in cui la qualificazione Champions è un obiettivo minimo e non negoziabile. Viste le tasche quasi vuote, l’operazione per i dirigenti è complessa, anche perché non mancano i casi da maneggiare con cura…

I CASI

Gagliardini, è finita. Dumfries alla porta: la testa è in Premier

L’unità di soccorso interista è chiamata a intervenire su più fronti, a partire da un dossier grande così che riguarda i rinnovi: sono addirittura 9 i nerazzurri che scadranno a fine giugno e solo metà ha concrete possibilità di rinnovare. Roberto Gagliardini, ad esempio, saluterà senza rimpianti, proprio come Danilo D’Ambrosio, il cui apporto negli ultimi anni è stato decisivo soprattutto fuori dal campo. Se si aggiungono i due prestiti più importanti dell’ultima estate, quello costoso di Romelu Lukaku e quello quasi a zero di Francesco Acerbi, si arriverebbe a 11 tondi tondi: una squadra intera che traballa senza certezze contrattuali. Ma se il difensore azzurro è forse la sorpresa più lieta di stagione, il futuro del belga è il pensiero affannato dei prossimi mesi: da qui a fine stagione il club valuterà il rendimento del belga e poi darà la sentenza. Finora tra lunghi problemi fisici e complessa rimessa in forma, la bilancia pende al negativo, ma se Rom tornasse davvero in sé, allora non ci sarebbero dubbi sul prolungamento del matrimonio. L’Inter sa che col Chelsea le porte sono aperte e che esistono margini per trattare il prestito-bis, cercando pure un piccolo sconticino rispetto agli 8 milioni più 4 di bonus pagati d’estate. Perché ciò accada, però, serviranno gol e minuti: tutto ciò che finora è mancato.

Tucu e Denzel

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Joaquin Correa ha, invece, esaurito fino all’ultimo dei gettoni, peraltro piuttosto costosi, visto che il suo prezzo nel 2021 fu di 31 milioni totali. San Siro sa essere spietato quando vuole e il brusìo ad ogni tocco di palla dell’argentino non lo aiuta di certo a tirarsi fuori dal buco nero in cui è entrato. Per questo il Tucu sa che a fine stagione sarà messo con decisione sul mercato e il Siviglia, che ben lo conosce, sta già facendo un pensiero. Il mancato Mondiale non ha poi aiutato la stabilità di Correa, che avrebbe potuto gioire con tutto il suo popolo e, invece, per colpa dell’ennesimo infortunio, ha dovuto tifare Messi dalla tv. A Dumfries, invece, il Qatar ha fatto l’effetto contrario: l’olandese in arancione era un treno ad alta velocità, mentre da quando è di nuovo nerazzurro è diventato pallido come un fantasma. I dati in allenamento preoccupano un po’, ma mai come la tenuta mentale di Denzel: il fatto che la sua agente, Rafaela Pimenta, continui a offrirlo in Premier, finora senza successo, lo ha inconsciamente (e si spera temporaneamente) un po’ allontanato dalle fatiche milanesi. Entro il 30 giugno dovrà comunque salutare: il suo sacrificio per ragioni di bilancio è deciso.

I DIFENSORI

Reparto a scadenza. De Vrij cosa fai? Acerbi da riscattare

Un reparto su tutti cambierà pelle, un po’ per necessità e un po’ per scelta: la difesa nerazzurra è un mondo in complessa trasformazione anche perché quasi per intero scadrà a fine anno. L’unico che può guardare più in là, a un futuro neanche troppo lungo, è Alessandro Bastoni, dotato di contratto in scadenza 2024: per non ripetere gli errori passati, il club vuole sanare la situazione prima possibile. Ha già iniziato a stendere una bozza di intesa, soprattutto dopo aver verificato la comune volontà di camminare sulla stessa strada. Semmai, il problema sono gli altri difensori, incastrati dentro allo stessa data: il 30 giugno 2023, inesorabile, incombe per tutti. Soprattutto per Stefan De Vrij e Milan Skriniar, colonne del vecchio muro che è servito a edificare lo scudetto contiano. E che l’anno scorso ha aiutato Inzaghi ad aggiungere due coppe alla bacheca di viale della Liberazione.

Milan in partenza

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Il caso dello slovacco ha ormai assunto la dimensione del tormentone e, dentro alla società, si è solidificato un pensiero: può diventare per davvero rischioso tenerlo altri sei mesi a Milano, soprattutto se la sua testa è già sotto l’Arco di Trionfo. Come ammicca ad ogni occasione il tecnico del Psg Galtier, in questa storia l’unica variante è il tempo. Il quando. Skriniar prenderà certamente casa a Parigi, bisogna solo decidere se poserà le valigie adesso o a inizio luglio. L’Inter ormai sceglierebbe volentieri l’opzione A e continua a spingere perché questo accada, nonostante gli evidenti rischi in un addio a stagione in corso. Ma serve una mossa decisa dei francesi che (ancora) non c’è stata: i 10 milioni che il club parigino avrebbe intenzione di investire sono considerati pochi. Pochissimi. Basterebbe, però, raddoppiare la posta e a quel punto Milan potrebbe viaggiare verso Parigi entro la fine di gennaio: fine della telenovela con buona pace di tutti.

Quante scadenze

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Da quest’anno De Vrij ha, invece, perso i galloni del titolare: non è più intoccabile come un tempo. Anzi, è stato sorpassato in maniera decisa da un sorprendente Acerbi, il cui prestito ha la solita scadenza, la stessa del contratto di Stefan. Il 34enne azzurro sa di non poter tornare a Roma dopo la burrasca con i tifosi della Lazio e i nerazzurri hanno già votato per il suo riscatto: a oggi servirebbero quattro milioni, considerati troppi dal club di Zhang. Ma, al netto della difficoltà nel sedersi al tavolo con Lotito, almeno sul dossier Acerbi i nerazzurri sono ottimisti. La precarietà, invece, non si addice al compagno olandese, scontento del suo scarso utilizzo e intenzionato a guardarsi attorno. L’Inter ha fatto pervenire anche a lui un’offerta di rinnovo a cifre leggermente abbassate rispetto ai 4 milioni e passa che Stefan guadagna adesso: a stretto giro arriverà una risposta in sede e si capiranno quindi i margini per poter trattare. È un passaggio strategico perché, alla porta dell’Inter, si rischia l’affollamento: anche altri colleghi della difesa in scadenza sono infatti destinati a salutare. Non solo D’Ambrosio, anche Samir Handanovic lascerà Milano dopo questi strani mesi vissuti da secondo portiere. Manca ancora la decisione finale, ma nella testa del capitano prende quota l’idea di iniziare una nuova vita da aspirante allenatore. Matteo Darmian, invece, ha dimostrato rara affidabilità: vista lo svanire di Dumfries, lui ha trovato l’accordo per un rinnovo biennale.

IL TECNICO

Serve la Champions per restare in sella. E ora basta altalene

Nessuno più di Simone Inzaghi sa che il destino, suo e del club, dipenderà da quelle nove lettere che, messe insieme, hanno un suono romantico: Champions. Conterà solo in parte l’ottavo contro il Porto in cui l’Inter arriva con l’animo di chi sa di poter guardare il rivale negli occhi senza paura: se la squadra centrasse a sorpresa i quarti, cadrebbero nel salvadanaio di Zhang tra i 5 e i 10 milioni, tra incassi e premi Uefa. Ma, soprattutto, si darebbe tutt’altra nobiltà all’intera stagione nerazzurra. Molto più prudentemente, però, è la qualificazione alla prossima Champions il tribunale ultimo di questo complicato 2022-23: per tenere il posto, al tecnico non basterebbe la Supercoppa già vinta, e perfino un eventuale nuovo trionfo in Coppa Italia, senza la certezza del 4° posto in classifica. Anzi, l’obiettivo minimo andrebbe preferibilmente raggiunto con prestazioni convincenti, senza patemi supplementari. Fallendolo, invece, tramonterebbe l’intero progetto sportivo nerazzurro. Insomma, in gioco non c’è solo il futuro di una guida tecnica, ma l’orizzonte stesso a cui il club di Suning dovrà guardare.

Basta due facce

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La responsabilità in mano a Inzaghi è alta, anche se ad Appiano sono giustamente convinti di avere uomini e mezzi per portare a casa la partita di stagione. Nonostante le romane e l’Atalanta soffino pericolosamente alle spalle, la convinzione generale è che all’Inter basterà semplicemente essere se stessa, giocare da Inter, per sentire la musichetta europea anche nella prossima stagione. Sanguinano i punti dilapidati a inizio campionato, ma poi, quando la squadra sembrava avere preso il vento, ecco lo strano rallentamento nel nuovo anno. Le altalene del 2023 hanno complicato i piani perché la formazione di Simone ha mostrato due volti antitetici l’uno all’altro: contro avversari di rango, come il Napoli in A e il Milan in Supercoppa, ha mostrato audacia e coraggio, mentre quando ha affrontato rivali più umili si è scoperta tenera e scostante. Dallo scivolone di Monza alla caduta fragorosa contro l’Empoli, passando per le vittorie stentate con Parma in Coppa Italia e Verona in A, il filo conduttore è sempre lo stesso: abbassamento di tensione pagato a caro prezzo. Cambiare l’atteggiamento è la priorità dell’allenatore, anche perché servirà mettere costantemente fieno in classifica per evitare sorprese.

Quanti guai

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Urgono correttivi dalla panchina in questo momento in cui i guai sembrano sommarsi. La difesa si è scoperta fragile come mai prima d’ora e non solo perché avere così tanti giocatori, tutti insieme in scadenza, non aiuta a tenere alta la tensione: la testa, inconsciamente, a volte rischia di volare altrove. In più, l’affaire Skriniar potrebbe non avere conseguenze isolate: il tira e molla prolungato rischia di togliere altra serenità a un reparto che già di suo traballa. Finora, infatti, presenta numeri da allarme rosso: i 25 gol subiti in totale rendono la difesa interista l’undicesima della A, peggio del Lecce. E se solo si riavvolge il nastro di un anno, si capisce la dimensione del problema: nel 2021-22, a questo punto del cammino, la squadra di Inzaghi aveva incassato 15 reti appena. Era la seconda miglior difesa di tutto il campionato. Qualche metro più avanti, occhio anche ai movimenti in mezzo al campo: il ritardo nel ritorno di Brozovic ha conseguenze dirette anche sui compagni, spremuti oltre misura. Calhanoglu si è scoperto provetto regista e ha sopperito ai quattro mesi d’assenza di Brozo (il croato non è titolare dal 18 settembre, a Udine) e, nello stesso tempo, il tecnico è stato costretto a insistere sempre su Mkhitaryan, acquisto a zero risultato preziosissimo. L’armeno è a sei gare consecutive da titolare in 19 giorni e c’è una settima all’orizzonte, visto che domani dovrebbe giocare anche a Cremona. Starà assieme al turco e, probabilmente, ad Asllani, sostituto dello squalificato Barella. Per portare la barca in porto sarà necessario dosare le forze più di quanto fatto finora: anche di questo Inzaghi è ben cosciente.



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