GdS – Tonali, Milan che botta: via un altro capitano nato milanista

GdS – Tonali, Milan che botta: via un altro capitano nato milanista

2023-06-22 10:31:51 L’autorevole GdS:

Dopo l’addio shock di Maldini, esce un’altra bandiera: Tonali. 70 milioni sono tanti, ma si può rafforzare una squadra rinunciando ai sentimenti?

Luigi Garlando

Magari un domani apparirà tutto diverso. Magari sta per nascere un grande Milan. Chi l’avrebbe detto, un’estate fa, che dalla partenza di Koulibaly, Insigne e Mertens sarebbe nato il Napoli dello scudetto? Magari Davide Frattesi, Marcus Thuram e Romelu Lukaku, possibili neo-inquilini a Milanello, reciteranno il copione di Kim, Kvaratskhelia e Osimhen. Magari gli algoritmi di Moneyball vedono cose che a noi umani sfuggono, tipo i mitici occhiali dell’Intrepido che negli Anni 70 promettevano visioni oltre i vestiti. Magari accadrà tutto questo e un domani il futuro ci apparirà diverso. Ma, oggi, vedere partire Sandro Tonali per Newcastle fa molto male agli innamorati del Milan. Troppo male. E non può essere altrimenti. Perché non se ne va soltanto un ottimo giocatore, il migliore delle ultime due stagioni rossonere, nel pieno della sua fioritura tecnica, se ne va il capitano annunciato dei prossimi dieci anni, la bandiera italiana attorno a cui costruire tutti i Milan del futuro.

il capitano

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I cuori rossoneri si struggono ancora di più perché di capitano ne hanno appena perso un altro, il leggendario Paolo Maldini, che ha giocato con la fascia al braccio per 12 anni. Vedere evaporare in pochi giorni Capitan Passato e Capitan Futuro è una botta del Diavolo, una mazzata mica da ridere. Il popolo ha bisogno di eroi credibili in cui identificarsi, Vuole emozionarsi. Maldini aveva scommesso forte su Tonali, anche dopo la prima sofferta stagione dell’ex bresciano in rossonero. Tonali ha ricambiato nella seconda con un campionato da trascinatore e con i gol scudetto alla Lazio e al Verona. Paolo e Sandro hanno costruito insieme uno scudetto atteso 11 anni. Sono volati altrove. Gli algoritmi non riescono a tarare il sentimento di appartenenza che lega un giocatore alla sua maglia. Le statistiche sanno dirti quante volte un esterno converge e calcia con il piede buono; quanti palloni recupera a partita; quanti metri corre con la palla al piede. Ma non sa quantificare quanto cuore ci mette per recuperare quei palloni e per spingerli avanti; e non registra quante volte deraglia dai suoi compiti per soccorrere un compagno.

più dei numeri

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Quelli come Tonali pesano molto di più dei numeri che li rappresentano. Gli algoritmi non sanno che Sandro è nato milanista, figlio di un padre milanista che lo portava in curva bambino. Tonali ha steccato la prima stagione al Milan perché ingolfato da troppo amore, emozionalmente incapace di gestire il sogno troppo grande che aveva realizzato. Ha chiesto l’8 di Gattuso, spaventato dall’idea che gli chiedessero cose alla Pirlo, per il solo fatto di essere arrivato da Brescia. Per restare nella squadra del cuore, all’inizio della seconda stagione, Tonali si è ridotto l’ingaggio di mezzo milione. Stefano Pioli, con sensibilità di educatore e sapienza di tecnico, lo ha aiutato a sbloccarsi. Zlatan Ibrahimovic gli ha dato una sveglia a suo modo. Ha raccontato: “Quando Sandro ha smesso di pensare al sogno che aveva raggiunto, è diventato un grande”. Ibra ha riconosciuto nell’anima del ragazzo la sua stessa stoffa di guerriero. Dopo un campionato senza gol, già alla seconda contro il Cagliari, Tonali ha firmato il primo da milanista con una cosa alla Pirlo: punizione all’incrocio. Quando Ibra ha detto addio, nessuno piangeva quanto Tonali: erano lacrime di milanismo puro. Era il pianto di un tifoso, prima ancora che di un compagno di squadra. Introverso, non un chiacchierone, nei momenti più critici della stagione, spesso e volentieri, Sandro è finito lui davanti alle telecamere a spiegare. All’interno dello spogliatoio aveva imposto a poco a poco il suo carisma silenzioso, un leader dell’esempio, come Pirlo e Baresi.

l’eredità

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Sandro Tonali si porterà via tutto questo. il bravissimo Davide Frattesi, che ha tutta un’altra storia, non può pretendere di rimpiazzare subito il suo ruolo iconico e sentimentale. Neppure tatticamente e tecnicamente i due sono sovrapponibili. Frattesi, come dimostrato in azzurro, dà il meglio come incursore di una mediana a 3. Lavora molto anche senza palla, in pressione e recupero, ma al fianco del solo Bennacer, come usava Tonali, non può stare. Tonali faceva la mediana da solo. Pioli si è già messo alla lavagna per ridisegnare il nuovo Milan. Immaginiamo le domande che turbinano nella testa dei tifosi in queste ore. Ma se Tonali amava così tanto il Milan, perché non ha rifiutato i soldi del Newcastle e non è rimasto a fare la bandiera? Merita di finire nel girone degli ingordi con Donnarumma e Calhanoglu?

l’incasso

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Certo, togliersi mezzo milione di ingaggio non è come rifiutarne 50 in 6 anni. Tonali consente al Milan di mettere in cassa 70 milioni, cioè il doppio di quanto la proprietà aveva previsto per il mercato. Questo tesoro potrebbe consentire al Milan di strappare all’Inter l’ottimo Frattesi e di regalare a Pioli finalmente un attacco competitivo, all’altezza della concorrenza. La partenza di Tonali renderà il Milan più forte? Va considerato allora come l’innamorato che molla l’amata per renderla più felice? Ma chi perde il suo giovane migliore, il capitano del futuro, può davvero sentirsi più forte? Di sicuro, la Serie A sarà ancora più povera.





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