Ibra al Milan: Leao Brilla, De Ketelaere Emerge – Serie A

Ibra al Milan: Leao Brilla, De Ketelaere Emerge – Serie A

Un mese fa, su queste pagine, parlavamo dell’ “effetto Ibraormai svanito, come se un incantesimo si fosse spezzato, come se molti giocatori del Milan avessero smesso di pensare e giocare “da squadra”, come se fossero tornati a essere semplici interpreti di un calcio troppo spericolato per le loro qualità. La mentalità di lavorare e vincere, di stare compatti e soffrire, gliel’aveva inculcata Ibra, pian piano, da quando era arrivato, aiutando non poco Pioli e Maldini. Quella stessa mentalità che sembrava ormai perduta, dopo la sosta del Mondiale e con il rientro dello svedese che era un miraggio.

Ma all’improvviso, come un fulmine a ciel sereno, come un’esplosione di energia, come un’ondata di entusiasmo, come un’inversione di tendenza, è arrivata una svolta, l’ennesima nella recente storia del Milan, quella che pareva non potesse arrivare. Dopo aver preso 12 gol in 3 partite, la squadra di Pioli è tornata “squadra” e ne ha preso solo uno in 5, vincendone 4. E’ come se il Milan si fosse trasformato in una specie di super-eroe, come se avesse acquisito una forza sovrumana, come se avesse sconfitto un nemico invisibile, come se avesse trovato una nuova energia, una nuova linfa vitale. Saremmo ingenerosi nei confronti dell’allenatore e dei giocatori se dicessimo che anche questa volta il merito è dello svedese. A nostro giudizio, le basi di questa ritrovata solidità del Milan sono da ricercare nella metamorfosi dell’atteggiamento tattico voluta da Pioli. Nelle ultime 5 partite, il Milan non ha cambiato solo modulo passando alla difesa a 3, ma ha proprio invertito la filosofia di gioco portata avanti negli ultimi 3 anni. Ha abbassato il baricentro, ha tenuto molti più giocatori sotto la linea della palla, ha accresciuto la densità in mezzo lasciando più campo a Theo Hernandez sulla sinistra e attaccando con meno uomini di prima. Il risultato è stato ripristinare una linea difensiva pressochè insuperabile e rendere praticamente inavvicinabile agli avversari la propria porta, che sia difesa da Tatarusanu o da Maignan. Gli uomini di Pioli non hanno concesso nemmeno un tiro in porta in 100 minuti all’Atalanta di Gasperini e questo non è un dato da poco.

Eppure, nonostante tutto questo, non possiamo non notare che il percorso verso il ritrovamento della compattezza di squadra e della solidità difensiva sia cominciato in concomitanza con il ritorno dello svedese a Milanello. Fino all’altra sera, è vero, non ha mai giocato, ma negli ultimi 20 giorni è tornato a far parte del “gruppo squadra”. E’ tornato ad allenarsi con i compagni o almeno parzialmente. E’ tornato a vivere con loro la tensione e la preparazione delle partite. E siamo sicuri che le partitelle di fine allenamento senza Ibra sono una cosa, con Ibra sono un’altra cosa. E siamo sicuri che avere in panchina Ibra in tuta fa effetto sulla concentrazione e sull’applicazione di tutta la squadra.

La dimostrazione ineluttabile l’abbiamo avuta quando Pioli lo ha fatto esordire in campionato, anche se solo per 20 minuti. Fino a quel momento Leao aveva fatto tanto, ma aveva anche sbagliato tanto, soprattutto aveva palesato grande imprecisione. Eppure, da quando è entrato Ibra, nonostante stesse correndo a tutto campo da 75 minuti, la soglia dell’attenzione del portoghese improvvisamente si alza. In 20 minuti non sbaglia più un pallone, non stecca più un movimento, corre il triplo. Fino a deliziare la platea di S. Siro con lo splendido assist per il 2 a 0 di Messias. Non può essere un caso. L’atteggiamento di Leao nell’ultimo scampolo di gara, quando entra Ibra, è molto diverso dal solito. E non riusciamo a pensare che le due cose non siano collegate. Così come, udite udite, per la prima volta, anche De Ketelaere è sceso in campo con un piglio e una determinazione diversi rispetto agli ultimi mesi. Qui, naturalmente, siamo ancora molto lontani dall’agognata svolta. Ma gli occhi del belga, i contrasti e il fatto che per una volta tanto sia “entrato in partita” sono un piccolo segnale importante. E anche qui, che Pioli lo abbia mandato in campo, assieme a Ibra, non può essere casuale.

E’ chiaro, dicevamo, che in tutto questo Ibra non c’entra nulla. O forse solo apparentemente. Perché forse, in qualche modo, la presenza di Ibra ha fatto sì che la squadra si sia ritrovata, come se l’effetto della sua presenza fosse come una scintilla, come se la sua forza fosse come un magnete, come se la sua presenza f



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Redazione di JustCalcio.com, 2023-03-01 00:55:00.