Inter, Dumfries: “Voglio la Champions! Una bibita con Theo? Solo quando avremo smesso” | Primapagina

2025-06-24 09:00:00 Avrebbe del clamoroso, e quindi prendiamo con le pinze l’ultima notizia di Calciomercato.com:
Denzel Dumfries si racconta in un’intervista a La Gazzetta dello Sport. L’esterno destro olandese dell’Inter (classe 1996 ex PSV) ha dichiarato: “Sto benone, sono a disposizione per il River Plate. Dopo l’ultima partita con l’Olanda ho avuto qualche problema fisico e non ho voluto rischiare. Alla fine della stagione hai sempre dei dolori, una certa stanchezza. Ora però è tutto alle spalle: voglio contribuire anche io a far nascere una nuova Inter”.
“Ora siamo in una terra di mezzo, questo Mondiale per noi è l’inizio di qualcosa di nuovo, ma anche la fine di qualcos’altro. Ma s’è già visto che Chivu è davvero un ottimo allenatore, con uno staff molto valido, e poi cambieranno alcune cose, ovviamente. È importante anche per noi giocatori ricevere nuova energia e nuove idee. E penso che il nuovo tecnico sia in grado di farlo. Le prime due settimane di lavoro sono andate molto bene. E non vediamo l’ora di continuare in questa competizione così bella”.
“Siamo all’inizio, non possono essere idee che cambiano completamente il modo di giocare, ma correttivi in alcune fasi della partita, ad esempio nell’altezza in cui portare il pressing. Sono più che altro degli adattamenti perché in 4 anni abbiamo creato un nostro modo di giocare con Inzaghi che ha portato risultati eccellenti. Con il nuovo allenatore faremo lo stesso, aggiusteremo assieme a lui dei dettagli, seguiremo concetti nuovi. Magari giocheremo un po’ più alti, ma c’è un clima molto positivo perché Chivu è davvero bravo a spiegarsi: la nuova energia, il nuovo spirito mentale nasce da lui”.
“Non abbiamo vinto un titolo, anche se eravamo in grado di farlo, questo è un fatto. Finire con zero trofei per una squadra ambiziosa e forte come la nostra è molto dura perché avevamo obiettivi precisi a cui ci siamo avvicinati tantissimo. Se ci soffermiamo su questo esatto momento, è chiaro che non ci siamo ancora del tutto ripresi mentalmente, ma penso sia normale, siamo esseri umani e non solo calciatori. Bisogna essere onesti: non si può dire che non sia successo niente. Allo stesso tempo, però, stiamo cercando di trovare insieme la giusta positività per tenere alle spalle il passato. Nessuno perderà mai l’orgoglio di giocare per uno dei club più importanti del mondo. Più forte di ogni delusione è la motivazione a ripartire”.
“Parlo tantissimo, forse troppo, chi mi è vicino lo sa. Quella sera a Monaco ho iniziato a parlare immediatamente della partita, ho chiacchierato tutta la notte con dei miei amici che erano lì: avevo bisogno di sfogarmi, liberarmi di un peso, ma ovviamente rispetto chi vive le delusioni in modo diverso. È molto duro da accettare, ma è una finale: o la vinci o la perdi. Certo, noi l’abbiamo persa male, 5-0, ma il Psg è stato la squadra migliore e quel 31 maggio non era per niente la nostra giornata. Non abbiamo mostrato ciò di cui siamo sempre stati capaci: non vincevamo i duelli, eravamo in ritardo lì dove di solito siamo sempre pronti. Bisogna accettarlo e ricominciare. L’anno prossimo avremo un’altra possibilità e abbiamo tutto per riprovarci. Ora il mondo sa che l’Inter è capace di arrivare in finale, il prossimo passo sarà dimostrare che l’Inter può vincerla. È l’ultimo passo che ci manca, il più difficile perché qualcuno in partenza ci è ancora davanti, ma è un passo che possiamo e vogliamo fare. Basti pensare che all’inizio nessuno diceva che saremmo potuti arrivare in finale, ma l’abbiamo fatto due volte. Ora è il momento di provare a vincerla”.
“È stato molto difficile per me e per tutti, eravamo molto legati a Inzaghi. Sono arrivato qui all’Inter insieme a lui, tutto quello che ho costruito all’Inter è stato con lui. Per quattro anni siamo stati come una famiglia, per questo il suo addio è stato la fine di un ciclo che non è solo calcio, ma la vita è così e va sempre avanti e ti dà nuovi stimoli. Sono molto felice che Inzaghi abbia trovato una nuova avventura, ma anche noi andiamo avanti felicemente. Abbiamo un nuovo grande allenatore per cui lottare. Le voci non ci hanno condizionato nella preparazione alla finale, ma è chiaro che leggevamo. Sentivamo voci che portavamo dentro, ma senza parlarne tra di noi perché ognuno era concentrato solo sulla finale. Vi assicuro che nella testa c’era solo il Psg e nient’altro”.
“Noi contro l’Al-Hilal? Intanto pensiamo a passare il turno, nel caso sarebbe curioso, ci saluteremo, ma da avversari! Il mio Inter dream è semplice: vincere la Champions, l’unica cosa che manca. Vorrei portare il trofeo a Milano e festeggiarlo in un mare di tifosi come fatto con la seconda stella”.
“L’altro giorno parlavo con un mio amico, gli dicevo: “Come faccio a essere diventato un meme vivente?”. Io sono normale, faccio cose normali, ma la cosa mi diverte. Il punto è che esistono due Denzel, quello serissimo che sembra cattivo in campo, e un altro fuori che è molto divertente. Prima lavoro duro, ma me la spasso con i miei compagni: assieme a Thuram e Barella, sono quello che organizza più scherzi”.
“L’Inter ha perso Coppa Italia e scudetto quando io non c’ero? Prima dell’infortunio ero davvero in forma. Non era neanche il primo infortunio a Bergamo: quello stadio forse non mi porta bene. Non si può dire, comunque, che abbiamo perso lo scudetto perché non c’ero io: abbiamo tanti bravi giocatori in tutti i ruoli e Darmian è un top, però in quel momento sentivo di poter dare qualcosa in più alla squadra e, invece, mi sono fermato. È accaduto proprio nel momento sbagliato”.
“E’ stata la mia migliore stagione? In termini numerici forse avete ragione, ma se guardo a come ho giocato, non sono stato soddisfatto fino in fondo. Devo e voglio fare più assist, dare più palloni agli attaccanti. E anche nella fase di costruzione voglio essere più vicino a quello che fa Dimarco. La qualità e la proposizione in avanti sono le mie sfide per i prossimi anni, anche se so di aver segnato tanti gol anche importanti, come a Barcellona”.
“Il migliore nel mio ruolo? Ci sono molti bravi esterni destri, come Hakimi, Alexander-Arnold, Koundé, Timber, Frimpong. Dal mio punto di vista, quest’anno il top è stato Hakimi, ma penso di esserci anche io nella lista dei migliori, sì. Lo dico con umiltà, ma anche con orgoglio”.
“Prenderei una bibita con Theo Hernandez prima che vada a giocare in Arabia Saudita? Sono state belle battaglie (ride, ndr) e spero ne arriveranno altre, magari in nazionale. È una rivalità bella e divertente, piace a noi e ai tifosi, fa parte del gioco. Ma la bibita insieme la prenderemo, se vorrà, solo quando avremo smesso tutti e due”.