Ancora in piedi, molto secondi, poco empatici col Sassuolo. La Lazio torna a vincere dopo due sconfitte deprimenti, umilianti, per certi versi pure in grado, con la giusta dose di pessimismo, di ridimensionare questa incredibile stagione. Come il signor Chiffi non è stato empatico col povero Celik, così l’Inter non ha empatizzato troppo con le nostre tensioni da secondo posto: ci hanno messo al nostro posto, facendo entrare un corazziere dopo l’altro, mentre noi un po’ ci arrendevamo. Con nostro grande dolore e scuorno.
Contro il Sassuolo, poche ore dopo, nell’ultimo infrasettimanale, l’incubo di questi ragazzi, poteva essere il momento di rialzarsi o l’addio ai monti, al secondo posto, e magari l’ingresso nella profonda bagarre che divide il quarto posto Champions e il nulla sotto la neonata Conference (che l’anno scorso suonava a festa, quest’anno per la Fiorentina è ridiventata una decorazione kitsch da buttare alla prima occasione, potenze mediatiche trasteverine). Poteva finire male, ma la Lazio torna quella che ci ha felicemente accompagnato: una squadra che gioca a calcio, che sta facendo un vero e proprio miracolo ben oltre le prospettive, i preavvisi, le classifichette estive.
LA NOTTE DI MARCOS ANTONIO – Curioso che la notte della rinascita sia anche la notte di un singolo preciso, uno dei più criticati e meno capiti, quel Marcos Antonio già da molti derubricati a pastorello del presepe immaginario degli acquisti toppati dal nostro immarcescibile ds. Il piccoletto ha stoffa, e fa un primo tempo da urlo: prima filtra per Zaccagni il quasi gol di Immobile, poi scodella di fino un pallone oltre le linee – un po’ sonnacchiose – del Sassuolo e manda in porta e in gol Felipe Anderson. Marcos Antonio si sta cominciando a prendere la scena, come ha simpaticamente fatto il VAR.
LA NOTTE DEI GOL TOLTI, DATI, RITOLTI – Mentre Mourinho porta in panchina un microfono per tutelarsi (chissà le ronfate di chi ha guardato la partita che ha registrato), il VAR prima convalida la rete annullata ad Immobile, poi ci ripensa e dice che sì, Immobile proprio era in fuorigioco nell’azione dell’altro ieri. Le solite cose, una gestione della tecnologia molto da boomer: mica come certi drittoni, che si portano il microfono in panchina. Mentre qualcuno portoghese si è lamentato di un arbitro poco empatico, pure qua il VAR ad empatia sta messo maluccio. Immobile lo meritava, anche visto quanto ha rosicato uscendo.
Dopo l’Inter, Sarri si è fatto sentire, dicono gli spifferi da Formello. Pure lo spogliatoio, ci dice Lazzari, si è un attimo fermato. I giocatori si sono guardati negli occhi, e questo scrutare di pupille deve aver funzionato. Mentre il nostro simpatico diesse continua le sue schermaglie verbali e i suoi cannoneggiamenti interni nella sua lotta di potere con Sarri, la Lazio si è compattata. Serviva una vittoria, prestazione ottima di Marcos Antonio, gol a chiudere di Basic, forse il miglior primo tempo della stagione. Ok, dobbiamo dircelo: il Sassuolo si è salvato, e forse ha chiuso cosi una stagione poco gloriosa, ma la Lazio mette giù un primo tempo di livello assoluto. E, stranamente, a parte qualche rischio (e la traversa di Frattesi), ha anche controllato bene, specialmente nel finale fino ad arrivare al raddoppio.
SCENARI – Ora lo scenario è Milano, e basta. Servirà una gara di livello altissimo, la terza in settimana, per portare a casa qualcosa di grosso. Servirà soprattutto una partita indomabile, una gara senza rese. E, a 5 giornate dalla fine, con 6 punti sopra la bagarre quarto posto, la vittoria contro il Sassuolo ha cementato questo secondo posto, proteggendolo dalla Juve, e ha rosicchiato punticini a Roma e Milan, prossimo avversario. La Lazio è ancora in piedi, è ancora seconda a 5 giornate dalla fine. E, al contrario delle frecciatine del ds, questa squadra sta facendo un mezzo miracolo, e noi tutti ne siamo appassionati testimoni. Ancora in piedi, la Lazio è ancora là, altissima. Non fatevi ingannare: stare così in alto non è scontato, non è un obiettivo facile o alla nostra portata senza problemi. Chi lo dice, lo fa perché pensa ad altre cose. Stiamo vivendo una specie di miracolo, godiamocelo tutto. Senza dire altro, aggiungere altro, se non che siamo molto secondi. Molto. E non diciamo altro, sennò dicono che siamo poco empatici.