L’Inter va rinnovata più profondamente di quanto il mercato abbia fatto presagire: il futuro si chiama Carboni e Pio Esposito | Primapagina
2025-06-21 23:30:00 Fa notizia quanto riportato poco fa da Calciomercato.com:
Un eterno ragazzo, il capitano, e un ragazzino di Chivu, Valentin Carboni, consentono all’Inter di vincere dopo quasi novanta minuti di sofferto assedio ai giapponesi dell’Urawa Red. Il verdetto della seconda partita del Mondiale per Club va calibrato dividendo il giudizio tra prestazione (sofferta ma decisa) e risultato (il migliore possibile). Passando in rassegna le prestazioni dei singoli, l’impressione è che i nerazzurri si trovino al bivio di un profondo rinnovamento generazionale. Con la benedizione di Lautaro, sta nascendo l’Inter degli Esposito e dei Carboni. Bisognerà vedere quanto ci metteranno per diventare grandi. Le premesse ci sono, la pazienza dipende…
Commenti sui singoli. Eccoli. Sommer non ha visto il pallone passato sotto le gambe di Darmian, poi ha visto la partita da spettatore. A proposito di Darmian (impiegato per infortunio di Pavard), ormai ha i novanta minuti nel cuore e nella testa, ma non più nelle gambe. A completare il trio difensivo, bene De Vrij e Carlos Augusto, a parte il goal subito. E non è poco…
Luis Henrique è uno che tenta sempre la giocata, ma non è ancora ad altezza Dumfries e concretizza pochissimo in proporzione alle sue giocate. Barella stavolta meglio dell’ultimo mese, anche se non ancora “al meglio”. Asllani più che discreto, al netto di qualche imprecisione. Dimarco ha la colpa del pallone perso sul goal giapponese, poi il merito di sparare cross su cross: in sintesi, più quantità che qualità.
A due facce l’esperimento delle due mezzepunte. Nel primo tempo Zalewski e Sebastiano Esposito si agitano troppo prima dell’uso. Il risultato è deludente per entrambi, rimpiazzati da Mkhitaryan e Pio Esposito. L’armeno spento e impreciso (clamoroso errore dopo 70 minuti). Il giovanissimo Esposito invece vivace e intraprendente, sembra più gioiello grezzo che talento acerbo. A metà secondo tempo sono entrati anche Bastoni e Valentin Carboni, l’argentino che ha pochi rivali per talento, ma troppi mesi di assenza per mettersi già in evidenza, comunque ci riesce quando viene baciato dalla fortuna di trovarsi al posto giusto nel momento giusto per segnare il goal vittoria..
Lautaro timbra il goal del pareggio, più una traversa dopo mezz’ora. La sua acrobazia vale il momentaneo 1-1 e la vetrina dei gol più belli segnati in questo Mondiale per Club. La prodezza arriva a un quarto d’ora dalla fine, quindi dopo 75 minuti di impegno e sofferenza in dosi uguali, più frustrazione per una partita giocata tutta all’attacco, sì, però incolonnata nel traffico difensivo della difesa giapponese.
Quel che resta di Inter-Urawa non si discosta dall’impressione di una squadra che – a prescindere dall’allenatore, Chivu come Inzaghi – sta per affrontare e gestire un profondo ricambio generazionale. La finale di Champions potrebbe aver spento l’interruttore della magia che aveva creato “The Last Dance” per i campioni più antichi (Acerbi, Mhki, Darmian, forse anche Sommer e magari Calha). L’Inter va rinnovata. Con giudizio, certo. Ma forse più profondamente di quanto il mercato impostato da Marotta e Ausilio abbia finora fatto presagire. Di sicuro, il futuro si chiama Valentin Carboni e Pio Esposito. Da verificare semplicemente se futuro immediato o no.
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