Poster di Tardelli e Padel: L’Amore per il Milan è Eterno

Poster di Tardelli e Padel: L’Amore per il Milan è Eterno

MILANO – Demetrio Albertini, una delle stelle più luminose del calcio italiano, si illumina quando parla del suo amore per il pallone. Da bambino era innamorato del calcio, delle sue partite in strada e della sua prima partita a San Siro a 10 anni, poco dopo aver firmato per il club rossonero. Albertini, con più di 600 gare da professionista fra club e nazionale, 17 trofei, comprese 3 Champions League, ricorda le sue prime partite con affetto.

I primi calci al pallone?
«Ricordo delle foto dei miei genitori in cui ero immortalato in piedi con il pallone in mano o a gattoni mentre andavo a prenderlo. Capito? Col pallone camminavo, senza no! Per me con la palla fu un amore a prima vista. Poi quando ero all’asilo, a 5 anni, mio fratello Alessio che era più grande di me, ne aveva 9, veniva a prendermi nel pomeriggio facendomi uscire un’ora prima per portarmi a giocare con i suoi coetanei».

L’amore per il calcio lo vide subito come una prospettiva di lavoro?
«Assolutamente no. Per me era un sogno perché ero un bambino ed è giusto che a quell’età, ma anche successivamente nell’adolescenza, venga sempre visto in quel modo. E lo dico io che vivevo per il calcio perché le mie domeniche erano scandite dalle mie partite la mattina o il pomeriggio, le radiocronache di “Tutto il calcio” e le immagini dei gol a “90′ minuto”, le figurine e le schedine. Ma io sognavo col calcio, non lo vedevo in prospettiva come un lavoro. Sono i genitori che lo fanno, che si illudono, non i bambini e questa è una cosa che racconto tutt’oggi da dirigente. Io ho iniziato a pensare al calcio come una professione neanche dopo l’esordio a 17 anni col Milan, ma a 19 quando sono andato in prestito al Padova. Mi servii per capire se il debutto in rossonero era un premio o poteva diventare qualcosa di più».

Aveva il poster di qualcuno in camera?
«Sì, di Tardelli, dopo il Mondiale del 1982». 
 
Cosa portò con sé al Milan degli anni all’oratorio?
«Il rispetto. Ma anche la generosità e la condivisione. Questi valori sono stati trasmessi anche ai suoi figli, Federico e Costanza, che hanno praticato diversi sport come la scherma, l’equitazione, il pattinaggio artistico su ghiaccio, lo sci e il nuoto. Credo che alla fine per un giovane sia importante fare sport, soprattutto agonistico perché aiuta a misurarsi con altri».

Demetrio Albertini ha dimostrato di amare anche altri sport, come il padel, che ha scoperto quando andò a giocare in Spagna nel 2002. Ma il calcio rimane il suo primo grande amore, e lui ama donarsi agli altri. Se il calcio fosse una persona, Albertini sarebbe sicuramente innamorato per sempre.



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Redazione di JustCalcio.com, 2023-02-04 13:56:00.