Serie A: addio a Luis Surez, ‘Architetto’ e primo Pallone d’Oro nato in Spagna

Serie A: addio a Luis Surez, ‘Architetto’ e primo Pallone d’Oro nato in Spagna

2023-07-09 11:06:37 Fa notizia quanto riportato poco fa da Marca a proposito del nostro calcio:

Luis Suárez Miramontes è morto domenica 9 luglio all’età di 88 anni. Un pioniere degli sport spagnoli che ha iniziato la sua carriera nel calcio all’inizio degli anni ’50 e che nel 1960 vince il prestigioso premio della rivista France Football, l’unico giocatore maschio nato in Spagna nel portarlo fino ad oggi. Più tardi i due di Alexia Putellas (2021 e 2022).

il coro Ha anche vinto l’Eurocup nel 1964 e soprattutto in Italia. ‘Luisito’ è considerato uno dei giocatori più eccezionali della storia e in Italia è un mito. Infatti, nel L’Inter ha giocato più di 300 partite e ha vinto due Coppe dei Campioni.

Nato a La Coruña, Luis Surez ha debuttato nel calcio professionistico al Deportivo de La Corua nella stagione 1953-54 a soli 18 anni.. In 1954 è stato trasferito a Barcellonain cui ha disputato sette stagioni nelle quali ha vinto sei titoli: due campionati spagnoli, due coppe spagnole e due coppe delle fiereoltre a quanto sopra Pallone d’oro.

In 1961 L’Inter se ne va, diventando il primo calciatore spagnolo ad essere ingaggiato da un club italiano. Il suo trasferimento è stato il più costoso nella storia del calcio fino ad oggi ed è stato effettuato per un importo di circa 204.000 euro correnti.

Mai accettato a Barcellona, ​​amato in Italia

In quell’Inter, Luis Surez Miramontes era un calciatore totale. Ha monopolizzato il fronte d’attacco ed è riuscito a guidare una delle squadre più prodigiose della storia. L’Inter di Helenio Herrera, che con gli spagnoli sull’erba raggiunse due Coppe Europee: quello del 1964che ha strappato da Real Madrid a Vienna e l’anno successivo, a casa prima del Benfica.

Surez era l'”architetto” della squadra di Herrera. Da quando è sbarcato nel 1961 ha avuto un impatto immediato. Classe e velocità insieme a Jair e Mazzola, impossibili da fermare per la difesa avversaria. Totale, tre scudetti, due Coppe dei Campioni e due Intercontinentali.

UN status di eroe che non ha raggiunto a Barcellona. E che lì ha ottenuto il Pallone d’oro oltre a raggiungere la finale di Coppa dei Campioni nel 1961, con una sconfitta contro il Benfica. Quelli, non avrebbe mai raggiunto lo status sociale di Ladislao Kubala. Il declino di Kubala ha coinciso con la crescita di ‘Luisito’ anche se entrambi andavano molto d’accordo. “Non pensare di essere un asso”, venne a dirgli Kubala, ma Surez lo ringraziava sempre per il suo aiuto. Infine, il galiziano sarebbe uscito da Barcellona affermando che “il pubblico mi ha trasferito”.

Due decenni come allenatore… e selezionatore

Luis Suárez, essendo molto in anticipo sui tempi e comprendendo il gioco come pochi altri, ha avuto anche diverse avventure nel panchine. La maggior parte, nel Una serie e nel ‘suo’ Inter, come potrebbe essere altrimenti. Inserisci gli interessati tre tappe (1975, 1992 e 1995). Ho anche attraversato il Sampdoria, SPAL, Como, Cagliari, Deportivo de la Corua e Albacete Balompi.

È stato anche l’allenatore spagnolo, a partire dal Under 21 (1980-88) e nel assoluto (1988-1991)che ha diretto nel Mondiali 1990 dove è caduto negli ottavi di finale contro Jugoslavia. Con ‘La Rojita’ aveva già raggiunto primo europeo under 21 della storia nel 1986.

Premio MARCA Leggenda nel 2016

La leggenda del calcio spagnolo ha anche ricevuto il premio MARCA Legend nel 2016. redazione della Gazzetta dello Sport di Milano, con il suo vicedirettore Gianni Valenti al timone, ha ospitato una consegna in cui è stato supportato da grandi calciatori come i suoi ex compagni di squadra all’Inter Carlo Soldo e Mario Corsoo Bedy Moratti, sorella dell’ex presidente del club italiano, Massimo Moratti.

E due sorprese, due colleghi e amici che hanno anche partecipato all’evento e che Luis non si aspettava: questi erano il leggendario portiere dell’Athletic José Angel Iribar e l’ex blaugrana Josep Mara Fustche ha voluto condividere con il galiziano un riconoscimento più che meritato.


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