Serie A: Urbano Cairo: “Stare con Berlusconi è stato bellissimo, mi resta la sua magia”

2023-06-13 12:26:16 Calcio italiano:
Orbano Cairo, presidente di Rcs MediaGroup, ricorda in un’intervista come è stato il suo rapporto con l’ex premier Silvio Berlusconi.
CHIEDERE. Quando ha visto per la prima volta Silvio Berlusconi?
RISPOSTA. Nel luglio 1981. Avevo letto una sua intervista al Capitale, in cui diceva: “Se qualche giovane ha una buona idea, mi chiami e io lo ascolterò”.
D. Cosa stavi facendo in quel momento?
R. Servizio militare. Avevo quasi finito l’università, mi mancava la tesi. Avevo letto un libro sulla televisione americana e avevo chiamato la segretaria di Berlusconi per chiederle un incontro: avevo due idee da proporle.
D. Quali idee?
R. Il primo è stato fatto dalla CBS: interconnettere le televisioni locali per trasformarle in un canale nazionale. La seconda è arrivata dalla ABC, nata come branca della Nbc e consolidata puntando tutto sull’informazione. Ma la segretaria non me l’ha mai passato. Così un giorno gli ho detto: “Se non mi fai parlare con Berlusconi, rischi di fargli del male”. Il giorno dopo mi ha chiamato la segretaria.
D. Come è stato l’incontro?
R. Prima vidi il suo assistente, che era Marcello Dell’Utri. Più tardi, già nello studio di via Rovani, ricordo un tavolo quadrato molto grande. Berlusconi era sullo sfondo, alla sua scrivania. Mi vede, viene da me, sorride e mi dice: “Come stai? Ho sentito dire che vuoi fare l’imprenditore. Ma sai che questo è un momento difficile…”.
D. E come hai reagito?
R. Ho risposto che era certo un momento difficile ma che avevo una buona fonte di ispirazione: lui. Non ho ottenuto molto da queste due idee. Stava già lavorando all’interconnessione, e per le informazioni aveva bisogno della diretta, che ancora non aveva. Ma ha aggiunto: “Forse ho qualcosa per te. Ci vediamo la prossima settimana”.
D. Stavo cercando un assistente…
R. Dell’Utri andava a Publitalia. Poi Berlusconi mi ha proposto: “Vieni domattina, ti provo”. E io: “La mattina non posso perché sono nell’esercito, ma alle 3 sono sicuro”. Sono stato così per tutta l’estate. Il 23 novembre sono finito nell’esercito e il 21 dicembre mi sono laureato. Alla fine Berlusconi ha detto: “Mi sei piaciuto. Ora che sei libero, ti assumo in modo che tu possa essere il mio assistente”.
D. Com’era Berlusconi in privato?
R. Molto veloce. Ho filtrato le sue telefonate, ho risposto alla sua posta. La sua disposizione era: “Quando non hai impegni particolari, vieni sempre nel mio ufficio. Ti siedi. Non dire niente, a meno che tu non abbia qualcosa di importante da dire. Tu ascolti”.
D. Hai mai alzato la voce?
R. No, in realtà è sempre stato gentile. Mi ha chiesto: “Vuoi venire con me a casa mia ad Arcore?” Vivevo ancora con i miei genitori e risposi che l’offerta mi rendeva felice. In macchina gli dicevo delle cose, a volte mi ascoltava e mi rispondeva, a volte pensava ad altro. Mangiavamo qualcosa insieme, poi facevo qualche telefonata e guardavo la tv fino a tardi, dormivo sempre poco. Avevo una stanza in un’ala della villa, stavo lì, poi la mattina restavamo a lavorare ad Arcore o tornavamo a Milano.
D. Che tipo di persona era?
R. Una persona speciale. Innanzitutto, è stato molto bello. E poi un grande maestro. Era come quei vecchi maestri cinesi che ti facevano vedere cosa facevano.
“Berlusconi era come quei vecchi maestri cinesi che ti facevano vedere cosa facevano”
D. Viaggiavano spesso?
R. Andava a Roma con Confalonieri, forse di giorno. Ma abbiamo fatto viaggi molto belli. Nel 1983 lo accompagnai a Los Angeles alle anteprime dei programmi delle grandi major americane. Ho affittato una casa per una settimana, è venuta anche Verónica. Ho proposto l’idea di una televisione a pagamento, ma per lui era prematuro, anche se lo ha fatto dopo.
D. Com’era Berlusconi con le donne?
R. Come sai, gli piacevano, ma piaceva anche a loro. Era affascinante. Verónica e Silvio si amarono, l’anno successivo arrivò la loro prima figlia, Bárbara.
D. Stava parlando di politica?
R. A quel tempo era un uomo d’affari, quella era la sua missione. Canale 5 nasce nel 1980 con Mundialito, seguito due anni dopo da Italia Uno, poi Rete4. Certo, bisognava tener conto della politica, ma ancora non pensava di farlo in prima persona. Una volta andammo in via Negri, alla redazione del Giornale, e lui mi presentò a Montanelli: “Indro, guarda questo ragazzo, non vedi le bolle di intelligenza che escono dai suoi occhi?” Montanelli rise: “Sì, sì, ma se ti segue e ti deve fissare l’ora, finisce drogato”.
D. Quali persone hai incontrato?
R. A tutte le star che ha preso dalla Rai: Mike Bongiorno, Sandra e Raimondo, Corrado, Lino Banfi, Edwige Fenech, Dorelli… Li ha motivati, li ha convinti. L’unico che gli è sfuggito è stato Paolo Villaggio.
D. Come?
R. È scappato: in fondo non voleva venire. E poi c’erano questi grandi raduni, al teatro Manzoni e in tutta Italia, dove spiegava i suoi progetti, raccontava i suoi successi, dimostrava come la televisione commerciale potesse aiutare l’industria italiana, anche piccola.
D. Tifavi già per il Milan?
R. Sì, ma all’inizio ero concentrato sulla TV. Nel febbraio 1986 mi invitò a incontrarlo a St-Moritz. E mi disse che aveva preso il Milan.
D. E i giornali?
R. La stampa lo aveva sempre interessato. Nel 1984 acquista la Sorrisi&Canzoni. Si interessò anche a Rizzoli senza successo. Quando sono diventato presidente di RCS il 15 luglio 2016, la mattina dopo, alle 9, squillò il telefono ed era lui: “Bravo, hai realizzato qualcosa che io ho provato senza ottenere”. Si è fatto sentire in tutti i momenti chiave del mio viaggio.
D. Ad esempio?
R. Il 19 luglio 2000, quando ci siamo resi pubblici, mi ha chiamato: “Bravo, sono felice, un abbraccio e buona fortuna”. Quando stavo lottando per il Tour, nell’agosto del 2005, mi chiamò: “Raccontami, non voglio che ci siano problemi…”. Mi ha chiamato anche tramite La7. Ma quella volta credo che non fosse dalla mia parte ma dalla parte del mio concorrente, il fondo Clessidra di Sposito, che era stato il suo direttore finanziario.
“Passare del tempo con lui è stata una cosa bellissima. Rimarrò per sempre con la magia di Berlusconi”
D. E come continuò quella faccenda?
R. Un bravo giornalista de Il Fatto Quotidiano, Antonello Caporale, mi cerca e mi offre un’intervista. Sono d’accordo. E io gli dico: “Continui a sostenere che se prendo La7 Berlusconi avrà un quarto gol, visto che sono suo amico. Ma lo sapevi che nel 1995 Berlusconi mi ha licenziato?” Caporale ovviamente lo scrive. E Berlusconi mi chiama: “Cos’è questa storia che ti ho licenziato? Non è possibile, non credo!” Così gli ho ricordato che è successo davvero. Ma lui era così: davvero unico.
D. Perché Berlusconi ti ha licenziato?
R. Nel 1991 Mondadori si scioglie: De Benedetti resta all’Espresso ea Repubblica, Berlusconi resta alla Mondadori. L’agenzia pubblicitaria Mondadori deve avere una guida. Ero vicedirettore generale di Publitalia, ma i rapporti con Dell’Utri non erano più gli stessi.
D. Come sono stati i tuoi rapporti con Dell’Utri?
R. Bene all’inizio: mi ha fatto crescere, mi ha dato delle opportunità. Poi ho sentito che qualcosa stava cambiando, che lui non mi era più vicino. Così presi appuntamento con Berlusconi per il 24 luglio 1991: il decimo anniversario del nostro primo incontro. Ha suggerito di passare l’intera giornata insieme, proprio come ai vecchi tempi. Così, all’ora di cena, quando Gianni Letta arriva, mi dice: “È tardi, dimmi la tua idea, in movimento”. Penso: ma come mai, siamo qui da un giorno intero, e adesso devo dire tutto in pochi minuti… Comunque, ti spiego questa proposta di Mondadori: se applichiamo lo stesso approccio al riviste con cui vendiamo pubblicità in TV, possiamo crescere molto. lui risponde di sì. Ma le cose si sono arenate, Dell’Utri non ne è contento. Capisco che per convincere Berlusconi ci voglia un colpo d’ali.
D. Quale?
R. Lo chiamo, mi chiede come sto, e per la prima volta gli rispondo: male. “Perchè male?” “Perché i perdenti guideranno i vincitori.” Volevo dire che noi di Publitalia avevamo conquistato la stampa con la tv, ma le stesse persone di prima si sarebbero occupate della pubblicità di Mondadori. Questa cosa pruriginosa lo ha colpito. Fu allora che si convinse”.
D. Ma il licenziamento?
R. In realtà siamo cresciuti molto. Dopo quattro anni, Tat mi ha proposto di lasciare Mondadori per occuparmi di Pagine Utili. Ho accettato, purché avessi il 50% della società. Tat l’ha presa male. Due mesi dopo, Berlusconi mi ha incontrato e mi ha chiesto di confermare la mia domanda. Confermare. Hanno finito per dire di no. E mi hanno mandato via. Era il 4 dicembre 1995″.
D. Nel luglio precedente lei era stato l’unico dirigente del gruppo Berlusconi a negoziare il processo per falso in fattura e in bilancio. Ciò non ha influito
R. No. Né Berlusconi né nessuno mi ha mai detto niente. È stata una mia scelta. Contrattare non significa ammettere la colpa, ma approfittare di uno strumento a disposizione. Volevo uscirne e l’ho fatto.
D. Cosa è rimasto di lui?
R. Molte cose. La prima, emblematica, è la sua intervista a Panorama del 1980, che lessi prima ancora di conoscerlo. Era già un uomo di successo, aveva costruito una città, Milano2, gli chiesero come avesse fatto. Ha risposto con una citazione di Buzzati: “Mentre sei a un cocktail party e tocchi le schiene di giovani donne, o balli sentendo giovani seni contro il tuo petto, in quel preciso momento, in una piccola stanza fumosa, c’è un ragazzo lavorando e, magari imprecando, fai quello che devi fare.” Qui Berlusconi ha aggiunto: “Quel ragazzo che lavorava nella stanza piena di fumo ero io”. Ebbene, Berlusconi era così. Ti ha illuminato con queste cose. Mi ha sempre commosso molto: lo chiamavi e, anche se era impegnato, ti rispondeva perché tu gli dicessi al volo qualunque cosa fosse. A volte ti rende un po’ nervoso. Ma passare del tempo con lui è stata una cosa bellissima. Rimarrò per sempre con la magia di Berlusconi.
Non mancheremo di aggiornarvi in caso di ulteriori sviluppi sulla vicenda.
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