TS – “Juve, eravamo pronti per vincere la Champions. La 10 negata? Ci rimasi molto male”

TS – “Juve, eravamo pronti per vincere la Champions. La 10 negata? Ci rimasi molto male”

2025-10-12 21:17:00 Calciomercato, dalla redazione piemontese di Tuttosport:


La Juve e il rimpianto Champions

Alla Juve chiesi la maglia numero dieci, ma non me la diedero. Ma lo fecero più per proteggermi che per altro. Mi dissero: ‘Tranquillo, la prenderai’. Ci rimasi molto male, ma poi capii. Scelsi il 33, per motivi religiosi, sono molto credente. Quale partita vorrei rigiocare? Juventus-Ajax, perché quell’anno eravamo pronti per vincere la Champions League. Pensavamo e credevamo di poterla vincere ma il calcio è imprevedibile, non è matematica, a volte giochi una partita come quella con l’Atletico e poi con una squadra che sembrava più abbordabile vai fuori… Quella con l’Atletico Madrid è stata la partita più bella della Juventus negli ultimi 10 anni. Perfetta? Si ma non solo la mia, anche per i miei compagni. La tripletta di Cristiano, io, ma anche Spinazzola, Emre Can“, ha aggiunto Bernardeschi ricordando l’ottavo di finale di ritorno di Champions League, in cui i bianconeri ribaltarono il 2-0 subito all’andata al Wanda Metropolitano.

Su Astori, Chiellini e Chiesa

Mi vietarono non solo di giocare, ma di fare qualsiasi attività. Avevo intravisto la luce e venivo fermato“. Bernardeschi racconta così il momento in cui, a 16 anni, i medici della Fiorentina gli imposero lo stop a causa di un sospetto problema cardiaco. Immediato il collegamento a Davide Astori: “Era una persona speciale. Si prendeva cura di me, mi consigliava“. Poi, dopo un video che mostrava alcune immagini di Giorgio Chiellini, definito “un fratello maggiore, ne viene proiettato un altro con Federico Chiesa: “Ora avete preso il mio fratello minore. A Fede voglio davvero bene come ad un fratello. Non è facile dirlo, ma quello che ha detto di me, io l’ho fatto con il cuore aperto verso di lui. Se lo merita, se lo meritava e se lo meriterà ancora. Lui è un giocatore di un talento pazzesco. Ricordo l’esordio contro la Juve a Torino, con la Fiorentina. Gli dissi: ‘Stai tranquillo, gioca, sei forte, non serve che io ti dica altro. Non ti preoccupare per il resto, mi prendo io le responsabilità se serve’. Aveva già il peso del cognome del padre, quindi era come se dovesse partire con 30 kg in più nello zaino. Non lo trovavo giusto, doveva poter essere Federico, non il padre Enrico. Lui è riuscito a dimostrare di esserlo, ci riuscirà ancora. Credo che abbiamo bisogno di talenti così puri, che vengono a volte criticati. Ma alla fine il talento è il talento, viene fuori nei momenti difficili. Come successo a lui l’anno scorso, ma guardate come sta venendo fuori. Ci sentiamo spesso, è in una grandissima squadra e se è lì, è perché merita di stare lì. Il resto non conta. Andare al Mondiale insieme a Chiesa? Speriamo di esserci, insieme. Nessuno dei due ci è mai stato ancora, sarebbe bello andarci assieme. Per tutti, anche per l’Italia“.

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