Tuttosport – “Inimmaginabile. Sono andato via perché…”

Tuttosport – “Inimmaginabile. Sono andato via perché…”

2025-06-26 19:36:00 Calciomercato, dalla redazione piemontese di TS:


Soulé, i primi ricordi con il calcio in Argentina

Spazio quindi ai suoi primi ricordi nel mondo del calcio: “Beh, mio papà mi raccontava che da piccolissimo prendevo la palla e la portavo sempre con me anche al mare. Mio papà è un grande tifoso di calcio. Ricordo che a 3-4 anni volevo già andare a provare a giocare, ma ero troppo piccolo. A 4 anni e qualcosa ho iniziato a giocare in un club di quartiere, l’Argentino del Sur, un club di calcio a 5, e poi sono passato al Kimberley dove ho giocato qualche anno fino al calcio a 11. Mio papà lavorava tanto, faceva il postino e guidava un camion, lavorava 10-14 ore al giorno, usciva alle 6 del mattino e tornava verso le 9 di sera. Arrivava sempre tardi, se poteva veniva alla fine dell’allenamento, altrimenti mia mamma mi portava e veniva a prendermi con il pullman. A un certo punto ha però incontrato un coordinatore del Kimberly e così ho potuto fare un provino a Buenos Aires. Avevo 9-10 anni, lì è iniziata la storia. Sono rimasto qualche settimana, poi mi hanno detto: ‘Devi tornare tra un mese’. Sono tornato e mi hanno preso per giocare. Andavo a Buenos Aires, quando potevo con mio papà. A 11 anni sono andato in dormitorio da solo perché non potevo più tornare a casa ogni giorno. Non è stato facile, ma volevo farlo a tutti i costi. Ascoltavo storie di altri ragazzi che non potevano andare via perché la famiglia non li lasciava, io invece volevo andare a tutti i costi. Mio papà diceva: ‘Guarda questo ragazzo come non è scappato via’, ma volevano che facessi quello che volevo io. Stavo a Mar del Plata con il sogno di giocare in un club di Buenos Aires, tutti da piccoli lo sognano. Non mi immaginavo di poter arrivare dove sono arrivato, giocavo e mi divertivo, senza pensare troppo a cosa avrei potuto diventare. Gli allenatori non mi dicevano nulla di speciale, ma io sapevo di avere delle capacità”.

Soulé e il trasferimento alla Juve

Quindi sul trasferimento in Italia, con la scoperta da parte della Juve: “Avevo 15 anni, stavo nella categoria Under 16, avevo giocato un torneo con la nazionale argentina in Portogallo. Sono andato abbastanza bene e mi hanno iniziato a seguire, hanno parlato con il mio agente e la mia famiglia. Poi ci sono stati problemi con il contratto, ma alla fine sono venuto qui. E’ stato inimmaginabile, come dicevo prima, è un passo alla volta. All’inizio volevo solo giocare, poi ho iniziato a essere seguito da club importanti all’estero, è stato un sogno che si realizza molto in fretta. Trasferirmi in Italia? Non ci ho pensato molto, ovviamente sono andato con la mia famiglia perché ero minorenne, ma è successo molto in fretta”. Invece sui problemi sorti con l’addio al suo club in Argentina: “Ovviamente è stato molto dura, all’inizio non volevo andarmene. Poi, quando sono successe alcune cose, ho scelto di andare e non ho esitato. Ero in nazionale, mi avevano convocato dopo il torneo che avevo giocato. All’inizio non sapevo niente, perché nessuno mi aveva detto nulla. C’era un altro torneo dopo, in Montenegro credo, qualcosa del genere. Mancavano non so, cinque giorni alla convocazione, e io stavo andando bene, pensavo: ‘Mi chiameranno di nuovo’. Mi hanno chiamato per allenarmi, ho ricevuto la convocazione e mentre mi allenavo mi hanno fatto uscire dicendo che non potevo allenarmi perché il club aveva detto di no, che non voleva farmi firmare il contratto. È stato molto strano, non capivo niente perché non sapevo nulla di contratti, ero molto piccolo, avevo 15 anni. Non sapevo niente, non avevo mai parlato di nulla. Ho mandato una foto a mio padre, ero negli spogliatoi e non mi avevano fatto fare niente. Non avevo mai saputo nulla del contratto o di offerte, ero molto piccolo. In più volevo tornare con la nazionale al torneo, che poi hanno vinto i ragazzi. Dopo sono iniziate a uscire notizie che volevo andarmene, per la tv e tutto. La gente ha iniziato a parlarne, io ero nel dormitorio e mio padre si è spaventato, è venuto a prendermi e mi ha portato a Mar del Plata. E’ stato imbarazzante perché avevo 15 anni e non capivo niente e se non vogliono che vai in nazionale non ti convocano, ma mi hanno convocato e poi hanno tirato fuori la storia del contratto, che io non conoscevo affatto”.

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Roma



Vai alla fonte di questo articolo