Tuttosport – “Volevano ucciderci! E quegli 11 piani a piedi…”
2025-10-05 10:34:00 Prendiamo con le pinze l’ultima notizia di Tuttosport:
È il ribaltamento del sogno americano che diventa “Italian dream”. Ma è anche la fotografia del calcio statunitense che oltrepassa i confini e si conquista i riflettori del Vecchio Continente. C’è anche questo nel big match di questa sera tra Juventus e Milan, rappresentato dalla sfida tra gli americani McKennie e Pulisic. E chissà se lo immaginavano, tra uno scherzo e l’altro, di intrecciare i propri destini in campo con indosso due delle maglie più prestigiose del panorama europeo, conosciute e tifate anche lì dove il “soccer” non è certo uno degli sport più seguiti, seppur in ascesa. E chissà se ne parlavano, quando insieme ad altri ragazzini viaggiavano per il Paese per mettersi in mostra e dare il via alla loro carriera professionistica.
L’aneddoto di McKennie
Ed è così che si sono conosciuti, come ha raccontato McKennie in un’intervista a Espn: «La prima volta che io e Christian ci siamo incontrati eravamo a Carson, in California, eravamo a un camp con 80 ragazzini in 4 bus che ci portavano dal campo all’hotel. Io per caso ero seduto dietro di lui e stavamo pensando a come festeggiare un gol, io lo spruzzavo con una bottiglietta. Siamo diventati amici così: io avevo paura di prendere l’ascensore e lui mi accompagnava su per le scale per 11 piani dopo l’allenamento». Weston estroverso e scherzoso, Christian più serioso: si dice che gli opposti si attraggano e probabilmente è anche per questo che la conoscenza è sviluppata in amicizia fraterna. Si attraggono, ma senza mai davvero incontrarsi, perché McKennie e Pulisic, in campo e solo in campo, sono sempre stati avversari.
Avversari in Bundesliga
Anche in Germania, quando uno indossava la maglia del Borussia Dortmund e l’altro quella dello Schalke 04. Il Derby della Ruhr, sentitissimo, ma cosa vuoi che ne sapessero i due: «Avevamo una partita il giorno del Ringraziamento e le nostre famiglie erano in città un paio di giorni prima del match – ha raccontato McKennie, questa volta a Dazn –. Siamo andati a cena insieme e ci siamo fatti una foto, a quel punto tutti volevano ucciderci. Io pensavo solo che questa fosse una festa americana da trascorrere con amici e famiglia». Questa sera l’ennesimo incrocio in una partita tesa, un match storico e ricchissimo di significati per entrambe le squadre. Certo, nessuno avrà da ridire di fronte ad un saluto caloroso e un abbraccio tra amici consapevoli che, quei sogni coltivati sul bus, sono adesso realtà. L’abbraccio e poi via, in campo. Il milanista per ribadire il suo ruolo centrale nel progetto di Allegri e per arricchire ulteriormente uno score stagionale che dice: 6 gol e 2 assist in 7 partite. McKennie, invece, è la carta jolly da giocare quando le assenze pesano nella rosa a disposizione di Tudor, mentre sulla testa continua a pendere un grosso punto interrogativo relativo al suo futuro.
