Un anno di stadi pieni e 300 milioni di euro in palio
Ecco quanto riportato poco fa, dalla Spagna, precisamente su Sport:
Nella Liga non c’è un solo club che non stia lavorando per rimodellare il proprio feudo, aggiungendo benefici e rendendolo più attraente per i tifosi
Visti i chiari segnali di moderazione nell’aumento degli introiti dalle trasmissioni, le squadre guardano indietro agli spalti
C’è stato un tempo, prima del boom televisivo, in cui la grandezza di un club era determinata soprattutto dalla dimensione della sua massa sociale. Maggiore è il numero degli abbonati, maggiore è la capacità di reddito e, quindi, la possibilità di competere per grandi imprese.
Tuttavia, il forte peso che la gamba audiovisiva ha acquisito nell’industria sportiva vent’anni fa che ha cambiato tuttoconsentendo a club che magari non superano i 10.000 soci, di godere di budget doppi e addirittura triplicati rispetto a quelli della storia del calcio europeo che oggi poco ambiscono a livello internazionale.
Nel calcio, avere la propria sede in Olanda o in Belgio è un peso rispetto ad averla in Spagna, Francia o Inghilterra. Tuttavia, visti i chiari segnali di moderazione nell’aumento degli introiti televisivi, le squadre guardano ancora una volta agli spalti.
Se ci concentriamo sulla Liga, oggi non c’è quasi un solo club che non stia lavorando per rimodellare il proprio feudo, aggiungendo benefici e rendendolo più attraente per i tifosi. Un business da 300 milioni l’anno tra tesserati e abbonati, che quest’anno sfiora già i quasi 800.000 tra Prima e Seconda Divisionesull’orlo del record, nonostante l’esilio del Barça al Montjuïc.
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