La Nazionale che domani sera, a Roma, dovrà – sì dovrà – battere la Macedonia del Nord, non è l’Italia che avrebbe voluto Spalletti, ma quella che gli concedono infortuni e squalifiche. Depennati Tonali e Fagioli (scommesse), sono saltati Meret, Bastoni, Calabria e Toloi in difesa, Cristante e Locatelli a centrocampo. È questo il reparto più colpito. Cristante, nonostante le non buone condizioni fisiche resta in azzurro, ma a fare i titolari saranno Jorghinho, Barella e Bonaventura. Siamo all’osso, ma il fiorentino è in formissima e si sta giocando tutte le chanche per andare all’Europeo.
SEMPRE SOFFERTA – Premesso che Spalletti, in qualche modo, si arrangia, gli azzurri sanno che non possono farsi travolgere dalla pressione. La Macedonia del Nord è infinitamente più debole dell’Italia, ma per una ragione o per l’altra, la soffriamo. O vinciamo a stento (con Ventura), o perdiamo (con Mancini) o pareggiamo (con Spalletti). Non è una bestia nera (espressione ormai vieta che andrebbe abrogata), ma ha caratteristiche di gioco e di agonismo che ci limitano.
TESTA O GAMBE – Possibile che qualcuno la stia vivendo come un autentico spauracchio. Ci si è chiesti come mai così tanti calciatori si siano infortunati prima di questo match? È come se venisse percepito il grande rischio, rappresentato dal confronto, e chi lo deve vivere lo rifugga. Dunque, ci si fa male più con la testa che con le gambe? Quesiti inquietanti che accrescono l’ansia. Eppure avremmo molte ragioni per stare calmi. La prima ragione è capitale: anche se dovessimo fallire le due partite che ci restano (prima la Macedonia, lunedì l’Ucraina), avremmo il salvavita dei playoff (doppio scontro in programma a marzo). Non sarebbe onorevole, ma dovrebbe tranquillizzarci. La seconda ragione è tecnica. Non vincessimo, ci basterebbe battere l’Ucraina lunedì. E’ più difficile, ma anche questa è una via di fuga. Terza ragione, la più logica. Battiamo la Macedonia e pareggiamo con l’Ucraina. Quattro punti e qualificazione raggiunta. Insomma non siamo all’ultima spiaggia. E, anche se la squadra è malmessa, abbiamo un allenatore che segue la via del gioco e non dell’improvvisazione. Non dice: vinciamo perché siamo più forti. Casomai: vinciamo se dimostriamo di essere più forti. Sappiamo che c’è da fare uno scatto e che l’esito non è scontato, tuttavia non si tratta di scalare l’Everest.
CHI C’È – Abbiamo detto di un centrocampo dimezzato (comunque Frattesi è pronto all’uso). Vero. Ma abbiamo, comunque una buona difesa, sia che giochi Gatti sia che giochi Buongiorno, due esterni che spingono (Darmian e Dimarco), un vecchio bucaniere (Acerbi) al centro dell’area. E davanti Berardi, Raspadori e Chiesa. In panchina Scamacca e Kean. È poco? Non credo. Ci sono allenatori, come lo stesso Spalletti, che in carriera hanno fatto con meno. Sinceramente credo che l’Italia debba temere solo se stessa e che, per le ragioni che ho elencato prima, ovvero le molte possibilità di qualificarsi in tanti casi, abbia bisogno di giocare con la testa libera. Per il resto c’è il c.t. Bravo, serio, coraggioso. Un esempio per tutti. Anche per chi, questa volta, ha il cuore in gola.